Letteratura erotica di serie B - Conato II - Pirlafrasi

Ti sentivi fregato... Dannatamente fregato, ma anche se sei un impedito ho preso da sola a slacciarmi il cappotto come quando cerco di incriminare qualche sysop e poi la maglia che mi ero cucita con vari cartoni di Tavernello vuoti, per vedere e toccare il mio osceno decolleté... "Sì, i capezzoli ci sono, ma perché li hai sotto le ascelle? Che schifo, pari un quadro di PicaZZo dipinto con i raudi o, peggio, una delle opere migliori di Pirli" hai detto tutto d'un fiato, cercando di non respirare l'olezzo che mi circonda. Oh sì, capezzoli tumefatti dalla cancrena che ha solo chi non si lava da quando Mosè le ha chiuso il Mar Rosso in faccia, hai subito voluto scaldarmeli spegnendoci le mie sigarette... E mi desideravi rinchiusa come una pazza, confuso tra il desiderio di prendermi a schiaffi e la certezza fecale del mio odore nell'aria.

Intanto però assecondavi il primo desiderio, anche perché a concentrarsi sull'altro pensiero vomitavi entrambi i polmoni...

Il primo schiaffo... non lo dimenticherò mai... anche perché dopo è venuto tutto buio, marò che botte... So solo che quando mi son svegliata dalle guance parevo un S. Bernardo di tarda età, peccato non ne condividessi anche la snellezza, la grazia e l'intelligenza...

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Sarà ancora la prima svolta, quando, visto che sono una vecchia porca, ti chiederò di sollevarmi con mano esperta e tu mi farai sedere su di te e penetrerai la pace caldissima del mio ventre, qualsiasi cosa voglia dire, se ti scordi che fare basta che me lo schiaffi nel culo.
Ma la tua pace, amore mio, io te la rendo un tormento e ti telefono 100 volte pure mentre mi trombi!
Cerco avida i tuoi lardi per soffocare il grido di dispiacere che esplode dalla mia bilancia dicendole "eh, ma guarda lui". La mente si unisce all'anima furente e godo ancora, mentre mi penetra la tua lingua e mi accorgo che in qualche modo devo essermi rotta la spina dorsale seguendo questa posizione del cazzo, cazzo che non vedo da decadi al punto da non ricordarmi come si fa...
Le tue mani afferrano rudi i miei cenci e impongono ai miei fianchi il lavoro duro di pulire il pavimento dove ho sbavato vedendoti un tallone, ma si sa quanto sono malamente allupata. Cerco la mia ramazza e stringo forte il secchiello, mentre il tuo mocho si fonde al mio braccio sempre di più, con movimenti forti e ritmici hai già pulita mezza casa, d'altronde è quello che vado a fare in ufficio (degli altri) ogni giorno.
Sotto la sferza dell'ultimo colpo stringo con forza i glutei e sento il tuo tacere alla puzzetta che ugualmente mi esplode sparecchiandoti tavola.
Selvaggio che non sei altro, rido, sperando di persuaderti che era roba tua, mentre tu corri a metterti una tuta da biohazard.
Ma che si paga a fare il metano per i riscaldamenti in questa casa?

Commenti

Biagio il Mistico ha detto…
Poesia e immagini si rincorrono nella mia mente... ah quali soavi visioni d'amore

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